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mercoledì 2 dicembre 2009

Le BR sono esistite? Post illuminante!

Il Post del 09 settembre 2009 scritto dall'amico Geluardi sul suo BLOG "Osservatorio" è un ottimo esercizio di semantica ed essendo - la semantica - strettamente connessa con la comunicazione e la filosofia del linguaggio... beh, le parole hanno sempre un senso, specie se improprie quando non dovrebbero esserlo, e non si può certo dire che chi le ha scritte si sia "espresso male"... Le targhe che ricordano la strage delle BR (anche delle BR, verrebbe da azzardare...) non veicolano con la dovuta chiarezza che i "5 uomini" erano "servitori dello Stato" (PS? CC?) e che gli assassini erano le BR.
Queste targhe appaiono ai miei occhi parenti, in un certo qual modo, delle discutibili manovre democristiane (e quindi partitiche e statali al contempo) atte a, vado a memoria ma il senso è quello, "superare un periodo storico ormai conclusosi"... ossia la lotta tra lo Stato e le BR. Con Moro massima durezza, massima intransigenza (perlomeno formale). Ammazzato Moro e presi i responsabili (presi tutti? proprio tutti?) si può iniziare a trattare, a superare, a metabolizzare. La magnanimità dei vincitori....
Il BLOG di Geluardi è una piacevole sorpresa per il sottoscritto e quindi mi permetto di fare "incetta" dei suoi post per rilanciarli, per duplicarli, perchè gli stimoli intelligenti vanno diffusi, estesi, proposti e riproposti.

venerdì 27 novembre 2009

Un ottimo Osservatorio...

"L'elenco di simili connessioni potrebbe continuare a lungo, e ribadisce un concetto che fatica molto ad entrare nella testa degli italiani: il passato non è morto e sepolto, non è inutile sapere e capire, perchè il presente ha ancora buona parte dei protagonisti di allora."
(tratto da "Da via Gradoli alle élite internazionali", post del 26/11/09 - BLOG "OSSERVATORIO")
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"... Corrado Simioni è morto da circa un anno. E' un altro pezzo della storia misteriosa d'Italia che va via mantenendo tali i proprio segreti. [...] In questa Italia divisa tra zoccole, transgender, corruttori e corrotti, chi ha interesse per la verità sulle stragi, sugli anni di piombo, in definitiva sulla nostra Storia? Importa a pochissimi...."
(tratto da "Segreti nella tomba", post del 28 ottobre 2009 - BLOG "OSSERVATORIO")
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Che dire?
Innanzi tutto che non è farina del mio sacco, ma di un blogger che ha tutta la mia stima e comprensione.
Dico comprensione con tristezza... e con rabbia. Tristezza perchè comprendo l'isolamento e lo scoramento di chi cerca di stimolare l'attenzione, le coscienze sul nostro passato che passato non è, e qui mi ricollego a Sciascia, ispiratore "spirituale" di questo Blog. L'interesse sui cosiddetti "misteri d'Italia" è ormai al minimo storico. In poche parole: non gliene frega più niente a nessuno sapere chi ha fatto saltare in aria la Stazione di Bologna... e qui l'elenco potrebbe continuare, avanti e indietro nel tempo. Il problema, drammatico, è la mancanza di radici. Un Paese senza radici culturali, spirituali e storiche non è più un Paese, non è più una collettività. Radici significa connessione col terreno dove si è nati e si è cresciuti. Radici significa memoria, memoria attiva, curiosa, profonda, vera!
Pensate cosa può significare, nella vita di un uomo o di una donna, svegliarsi senza memoria, senza ricordi, senza passato, pur essendo vivi! Hai solo il presente, totalmente scollegato dalle tue radici... e hai un futuro che è tutto da costruire, interiormente! La gente che amavi non esiste più, anche se è attorno a te. Non esiste più perchè non la riconosci, non è più dentro di te...
Questa è la nostra condizione di italiani senza radici, senza memoria.
Questo fa comodo a molti, perchè se non ti interessi più del caso Moro, ad esempio, fai un favore a tanta gente ancora viva in questo Paese e non solo in questo. Lo stesso dicasi per il caso Fenaroli... Fenaroli? Chi era costui? E Simioni? E Luigi Cavallo? E Victor Aurel Spachtholz? Chi erano? Boh... e in fondo, chi se ne frega? Si vive lo stesso senza... certo, si vive lo stesso senza, e a forza di vivere lo stesso senza questo e quest'altro ci troviamo nudi, ma senza nessuna vergona. Nudi, felici e contenti, come ebeti senza punti di riferimento, consapevolezza, connessioni tra passato e presente. E qui scatta la rabbia. La rabbia di quelle persone che non credono di essere migliori di altre, ma semplicemente persone che amano la vita nella sua terribile e meravigliosa complessità.
Il Blog OSSERVATORIO "viaggia" su questa linea. Per questo l'ho inserito tra i blog amici. Per questo merita il massimo della visibilità. Visibilità per criticare, per assentire o dissentire, per approfondire o domandare.... visibilità per sentirsi parte di una Storia condivisa.

domenica 16 agosto 2009

La sessualità, questa sconosciuta.



Questo servizio su un corso pionieristico sulla sessualità, apparso sul periodico "Il Lombardo" del 04 agosto 1973 - a parte il titolo piuttosto banale ed anche fuorviante - risulta essere di grande interesse perchè fotografa una gioventù ignorante in materia - ignoranza dovuta a mancata istruzione, in quanto l'argomento era improponibile, quasi che la sessualità fosse estranea alla persona -, a tratti imbarazzata, sicuramente curiosa. Condivido pienamente il pensiero che "a monte ci sono i genitori da educare".

venerdì 24 luglio 2009

Problemi di fine vita (quando non è ancora finita)....

Il periodico edito dal Movimento per la Vita di Torino (www.vitatorino.org), mese di Maggio 2009, ci propone una testimonianza che impone una seria riflessione sulla "presunzione di tanti giudizi sul fine vita e sugli stati vegetativi protratti". Un punto di vista "alternativo" ad un certo pensiero dominante...



Potrà non piacere, ma...

Personalmente non provo una particolare simpatia per Piero Ricca. E' molto probabile che su determinate tematiche a me care (ovvero quelle etiche, inizio e fine vita) la si pensi in maniera totalmente differente. Inoltre non amo il suo stile nell'approcciarsi all'interlocutore. Sarà per una questione di formazione ricevuta, nonchè caratteriale. Insomma, non sono un fan sfegatato di Piero Ricca. Eppure...
Eppure ritengo che un uomo come lui, per quanto diverso da me, sia, come lui stesso scrive, un essere umano che, a modo suo, vince la passività. Ricca è, per dirla in soldoni, un rompicoglioni del o dei sistema/i costituito/i. Il suo libro Alza la Testa! (libro e DVD) - al di là del personaggio Ricca - è un lavoro che merita di essere letto e visto. Soprattutto la sua Introduzione. Comprate e leggete! Ricorda le battaglie di Sciascia e di tutti quei giornalisti che avevano il coraggio di ricercare, di indagare, e alcuni ci hanno anche rimesso la pelle. In Ricca apprezzo ciò che molti, moltissimi giornalisti hanno ormai dimenticato: fare domande. E dato che le sue domande (per carità, proposte in uno stile che certo non predispone al dialogo pacato!) rimangono senza risposta... beh, credo che siano le domande giuste, ovvero quelle che non si devono fare. E' per questo che Ricca merita di essere conosciuto. Ricca è un nemico del piattume e del pattume. Ripeto: forse con un altro stile riuscirebbe ad essere più ascoltato (forse...), ma quando un cittadino viene fermato, controllato, schedato e quant'altro (senza aver commesso nessun reato) unicamente perchè è una voce fuori dal coro, dovremmo chiederci... che paure abbiamo? Perchè Ricca rompe così tanto le scatole? Forse perchè fa le domande che nessuno fa, le domande che nei salotti televisivi non si possono fare. E allora, per quanto non lo adori, il suo Blog merita di essere visitato: http://www.pieroricca.org/
La sua non è una battaglia ideologica. Credo che sia un battaglia per la decenza, ognuno secondo le proprie idee e la propria sensibilità politica. Avversari, ma avversari sui programmi, sull'etica, su mille aspetti della vita civile. Ma per quanto riguarda la cosiddetta questione morale (richiamata da tutti, ma a qualcuno interessa davvero?) il non simpaticissimo Ricca merita di essere letto. Leggete e vedete questo piccolo progetto nemico dell'anestetizzazione ormai in atto da tanti anni. Perchè se siamo ridotti così non possiamo prendercela unicamente coi nostri politici. Siamo noi che li abbiamo eletti, e forse loro sono anche un po' simili a noi... mica sono scesi dalla Luna!

mercoledì 24 giugno 2009

L'urlo verso la non-soluzione...



Questo articolo, tratto da "Dimensioni Nuove" dell'Aprile 2009, articolo dalle solide basi scientifiche, si riallaccia, in qualche modo, al post del 30 gennaio 2009, "Idealismo anacronistico: un urlo giovanile". Questo "urlo" fin dove può arrivare? Fin dove si può spingere? C'è rimedio al baratro che può condurre un ragazzino a suicidarsi e lasciare un biglietto come quello riportato nel pezzo? Un breve articolo che offre una grande speranza, partendo dalla storia personale di uno psichiatra, Viktor Frankl.

I cosiddetti "giovani d'oggi"....



I cosiddetti "giovani d'oggi" non sono mai esistiti, perlomeno non nell'accezione comune del termine. Se leggete i vecchi quotidiani, le vecchie riviste (di 20, 30, 60, 100 anni fa) troverete rubriche, lettere dei lettori e quant'altro con questa trita e ritrita espressione ed altre, consimili: "ai miei tempi"....
Sgombriamo il campo da queste tentazioni che avanzano sempre più con l'avanzare degli anni (me ne rendo conto personalmente) e leggiamo questi giovani d'oggi, una parte di essi, lontani da me, dalla mia generazione nata alla fine degli anni '60, e lontani anche da quella categoria sgangherata che si fa passare, mediaticamente, quale unica rappresentante dei "giovani d'oggi". Categoria che emerge dalla visione del Grande Fratello e di altre trasmissioni inguardabili e, ahimè, da tante visioni metropolitane che ci restituiscono giovani annoiati, demotivati, sicuramente ricchi dentro, ma neppure loro lo sanno, forse...
I giovani di questo bellissimo, toccante, duro pezzo sono i giovani che popolano le nostre città e campagne. SI, CI SONO ANCHE LORO. Solo che loro fanno meno effetto! Io li adoro, questi giovani poco visibili, perchè hanno gli attributi interiori per scrivere parole di questo genere. Parole che sono state pubblicate dal periodico "Dimensioni Nuove" dell'aprile 2009 (www.dimensioni.org).

sabato 18 aprile 2009

Quando pensi che potrebbe essere giusto e invece...


In questo blog alcune volte mi sono occupato delle BR, in particolare del caso Moro, avendo curato una inchiesta per il mensile "Storia in Rete" (inchiesta qui riproposta). Ho anche dedicato tre post all'agghiacciante intervista all'ex BR Raffaele Fiore, andata in onda su Rete4 il 01 maggio 2008 (i miei post sono stati pubblicati alla fine di maggio '08). A furia di scrivere e leggere relativamente a questi dolorosi e complessi argomenti, sforzandomi di farlo con la testa e con il cuore, mi sono chiesto: è così netto il confine fra una scelta di civile protesta politica e sociale - propria di quegli anni - e la lotta armata? Mi riferisco naturalmente a quei giovani che dopo un percorso più o meno ragionato, più o meno sentito, hanno optato per la clandestinità, giocando la loro battaglia con purezza rivoluzionaria, che non mi sento minimamente di condividere, ma che è segno di una onestà intellettuale - onesta, seppur distorta - che certo non si può attribuire a quelle figure della lotta armata che ancor oggi non sappiamo bene da che parte militassero: agenti infiltrati, provocatori, doppio-giochisti? Nel maggio 1978, mese dell'uccisione dell'on. Aldo Moro, avevo 11 anni e mezzo. Pochi per una presa di posizione, ma abbastanza per sentire il disagio e la violenza attorno a me. In casa mia non si parlava molto di politica, ma dai discorsi dei miei e delle persone grandi che frequentavamo, ricordo la sfiducia per la classe politica italiana. Una sfiducia che seppelliva un po' tutto l'arco costituzionale. Discorsi superficiali? Non del tutto. Anche. Ricordo una frase, ripetuta spesso: "Moro lo vogliono morto, non tanto le BR, lo vogliono morto i suoi", intendendo per "suoi" i compagni di partito della DC. Certo, un'affermazione acritica, che investiva tutto e tutti, senza distinzione alcuna e pertanto opinabile. Ma era il sentire di una generazione - o parte di essa - delusa, che forse non accettava più i vecchi politici sulla breccia da 30 anni e allo stesso tempo non conosceva, comprendeva ed accettava i giovani di quei turbolenti anni '70, molti fra essi attivamente coinvolti nella politica, nelle forme più disparate: lecitamente, illecitamente, sul filo del rasoio... Ritorno ai miei 11-12 anni e ricordo. Ricordo immagini di tensione, di violenza, di piazza, murales che sprigionavano rabbia, dolore e ribellione. Scioperi, cassa integrazione, licenziamenti, un insieme di stimoli che ti colpiscono, ti investono, e non hai i mezzi per affrontarli, distinguerli e analizzarli. Spesso non sei aiutato a comprendere, a decifrare quelle immagini. La mia generazione non parlava molto coi genitori, con gli adulti in generale. E così inizi a pensare che alle ingiustizie si debba rispondere in qualche modo. E il modo violento è il modo apparentemente più diretto, risolutivo. E' un terribile pensiero che mi ha sfiorato, un sentimento di odio nei confronti delle ingiustizie. In fondo le BR e tutti gli altri gruppi analoghi a cosa si ispiravano? Al comunismo, questo monolite che neppure comprendevo, ma che sembrava, ai miei occhi di preadolescente e adolescente, la soluzione non tanto ai mali del mondo, ma alla staticità, allo stare fermi senza reagire. Una sorta di rabbia concretamente espressa. Che idiozia! Idiozia che non trovò mai compimento in me, ma fa riflettere. Riflettere su come un giovane possa imboccare una via senza ritorno in nome di una supposta giustizia sociale che non ha portato e mai condurrà da qualche parte. Inoltre, ero infatuato dalla riduttiva visione della giustizia sociale monopolio del solo comunismo! Che ingenuità, che visione limitata della vita, della società e dell'uomo ritenere che solo il comunismo può e deve condurre alla giustizia sociale. Ringrazio non so bene chi - anche me stesso - perchè certi pensieri sono rimasti tali e si sono sciolti come neve al sole. Questo aspetto di quegli anni andrebbe studiato, approfondito...

L'importanza di un titolo...

Nel post precedente ho riportato, commentandolo brevemente, l'articolo di Davide Scarfì apparso su "Nichelino Comunità". Desidero ritornare sul titolo di questo articolo - che condivido, l'articolo intendo - in quanto lo trovo del tutto provocatorio, frutto forse di una certa presunzione cattolica che spesso e malvolentieri, essendo io stesso vicino agli ambienti cattolici, mi trovo a sperimentare, peraltro con grande disagio. La forma, in una società come questa, che punta tutto sulla forma, sull'immagine, è importante, anche per la Chiesa, anche per i suoi ministri e per chi ne deve veicolare l'immagine, appunto, l'immagine. E qui, come cattolico pensante e non pedissequamente inquadrato, ci sarebbe da aprire una voragine in seno alla Chiesa Cattolica stessa, che spesso mi trovo a criticare - con una certa veemenza - non per i contenuti, ma per il modo di veicolarli, in alcuni casi forse più consono a un passato chissà se mai esistito! Ritornando all'articolo di Scarfì, l'autore mi ha comunicato il titolo originario, quello da lui pensato: OMOSESSUALITA', RIVENDICAZIONE LEGITTIMA MA CON ARMI SBAGLIATE. Ebbene, un titolo simile, al di là - ripeto - della opposta posizione del mondo gay, avrebbe sicuramente indisposto meno alla lettura del pezzo. Dunque, ancora complimenti vivissimi per la scelta di un titolo simile. Che dire? Sicuramente uno scivolone provocato da eccessivo entusiasmo redazionale. Sicuramente null'altro.

mercoledì 15 aprile 2009

Argomento esplosivo

Alcuni giorni fa, precisamente il 05 aprile '09, il giornale cristiano-cattolico "Nichelino Comunità" pubblicava l'articolo firmato da Davide Scarfì. Un altro suo articolo è presente nel post del giorno 08 gennaio 2009, dal titolo "Valori non negoziabili", ottima riflessione su Papa Benedeto XVI.
In breve tempo il pezzo di Scarfì è rimbalzato sul blog di stampo omosessuale "queer" (http://www.queerblog.it/post/5097/la-carnevalata-del-gay-pride). Queer è un termine inglese traducibile come "frocio", "finocchio", ma anche "strano", "bizzarro". A tal proposito - avendo scritto la parola "queer/frocio" - ritengo sia corretto rimandare ad una affermazione di Luxuria che condivido: http://www.queerblog.it/post/4168/vladimir-luxuria-limportanza-della-parola-frocio. Gradirei a questo punto che qualcuno mi spiegasse - e lo dico in tono assolutamente non polemico o derisorio - il perchè di un nome così equivoco per un sito di stampo chiaramente omosessuale.
Invito anche alla lettura dei commenti lasciati dai vari lettori dell'articolo di Scarfì. Tutto sommato ci troviamo di fronte a reazioni dure, ma abbastanza "civili", e questo fa onore a chi scrive. Vorrei aggiungere soltanto un paio di considerazioni: il titolo "Orgoglio gay, a cosa servono le carnevalate?" non mi piace e chi scrive sa che spesso il titolo non lo decide chi redige il pezzo. Questo titolo indispone alla lettura, al di là di come la si pensi a riguardo. Complimenti dunque per la scelta di un simile titolo! Altra considerazione: se leggete bene l'articolo, il cosiddetto paragone tra gay e disabili non sussiste. Tuttavia, se si intende essere polemici, è inutile ogni genere di ragionamento. Lo si è e basta.
Personalmente trovo il pezzo equilibrato e coerente.

La felice ammucchiata (l'articolo)

Questo articolo (nel post precedente avevo pubblicato le immagini) uscito su "Il Lombardo" del 28 luglio 1973 merita di essere letto per quanto è in grado, ancor oggi, di veicolare a quegli italiani capaci di andare oltre, sbattendo magari il muso contro il cinismo di questa e di quella società, figlia del benessere, benessere sostanzialmente materiale, tengo a sottolienare. Il giornalista che ha redatto questo lungo articolo ha fatto un ottimo lavoro. Egli ha dipinto, egregiamente dipinto, il periodo più atteso di tutto l'anno, quello che passa più in fretta: le ferie. E lo ha fatto andando in quel mega supermarket chiamato Riviera di Romagna, dove tutto si trova, dove tutto è incluso. Un "baraccone lungo 60 km" viene definito, come effettivamente è, con i suoi riti, il suo divertimento, le sue abitudini, i suoi amori.

venerdì 3 aprile 2009

La "felice" ammucchiata...


Ricordo molto bene queste ferie in perfetto stile anni '70. Le foto sono tratte dal servizio "La felice ammucchiata" pubblicata su "Il Lombardo" del 28 luglio 1973. Ferie di massa, nel vero senso della parola.

sabato 28 marzo 2009

Quando l'Italia scoprì i surgelati...




Un interessante servizio (tratto da "Il Lombardo" dell'estate 1973) sulla nascita e sulla diffusione in Italia del piatto pronto surgelato che, secondo l'articolista, avrebbe ridotto il tempo speso in cucina dalla massaia italiana...

venerdì 6 marzo 2009

Pesca e sesso....

Quando ho sfogliato questa vecchia rivista sono rimasto colpito dal titolo dell'articolo, decisamente inusuale. Naturalmente ho letto il pezzo e l'ho trovato di indubbio interesse, vuoi per la tematica in sé, vuoi per la panoramica effettuta dal giornalista in campo di educazione sessuale, vuoi per la curiosità: volevo comprendere il nesso fra sesso e pesca! In definitiva, un interessante articolo sulla sessualità del "nostro maschietto e della nostra bambina" apparsa su Oggi del 09.03.1950. Merita davvero una lettura - malgrado la qualità non eccelsa dell'immagine, ma questo passava il convento, ahimè - per scoprire come lo sport della pesca possa "educare la sessualità dei propri ragazzi"!

mercoledì 25 febbraio 2009

Umorismo d'altri tempi...

Una simpatica vignetta anni '50 apparsa su un settimanale popolare italiano (probabilmente "Oggi") .

Femminilità garbata e sensuale...

Sono stato piacevolmente colpito da questa fotografia tratta da "Grand Hotel" del 01 luglio 1967. Lungi dal voler mitizzare niente e nessuno, men che meno i periodi storici, le epoche e quanto in esse vi è contenuto - anche se penso che, entro una certa misura, del tutto soggettiva, siamo portati a farlo, ognuno in base alla propria sensibilità - trovo tuttavia che queste belle ragazze siano contraddistinte da una caratteristica che raramente mi capita di trovare oggigiorno, sia sulle riviste che in televisione: mi riferisco a quella garbata commistione tra sensualità - il vedere e il non vedere, l'immaginare - freschezza, garbo ed eleganza. La didascalia originale così commenta: "lo stile giovane unisce il classico a una nota di fantasia..."

giovedì 5 febbraio 2009

Tempo di sole, Tempo di mare... (2/2)

Concludo la pubblicazione dei consigli per la vita da spiaggia ideale, tratti dal periodico "Sogno" del 23 giugno 1966.

martedì 3 febbraio 2009

Tempo di sole, Tempo di mare... (1/2)


Recentemente ho trovato sulle bancarelle un vecchio settimanale, "Sogno" (esattamente il n. 26 del 23 giugno 1966, prezzo di copertina 80 Lit.), pieno zeppo di fotoromanzi (fra l'altro: lo sapevate che Terence Hill/Mario Girotti, Amedeo Nazzari, Gabriele Ferzetti, Lorella De Luca, Giacomo Rossi Stuart, Gabriella Farinon, ecc. recitavano anche nei fotoromanzi? Io no), moda e notizie sui personaggi musicali e televisivi dell'epoca. Propongo questa interessante carrellata di immagini (in due post) e consigli per trascorrere una giornata tipo sulle spiagge italiane degli anni '60, perfettamente equipaggiati! Di grande interesse i testi, da abbinare non soltanto alle immagini che la rivista propone, ma ai propri ricordi di bambino (per chi ha superato gli anta, ovviamente!).

venerdì 30 gennaio 2009

"Idealismo anacronistico": un urlo giovanile..

Credo che una così profonda e lacerante esternazione dell'animo (tratta da "La Repubblica", supplemento del 14.05.05) debba essere diffusa e condivisa fra noi tutti, adulti e giovani. Quando sento che "il futuro è nelle mani dei giovani", sorrido... amaramente sorrido a questa bella frase che, onestamente, ho sempre fatto fatica a vedere proiettata nel reale. Il futuro è nelle mani di tutti, ma per i giovani è una sfida decisamente complessa, fatta di entusiasmo, paure, sconcerto, spinte emotive, muri di varia natura.....

giovedì 8 gennaio 2009

Valori non negoziabili: un punto di vista.

Propongo - per iniziare il 2009, che auguro a tutti il più sereno e costruttivo possibile - questo breve articolo apparso pochi giorni prima di Natale sul giornale di orientamento cattolico "Nichelino Comunità" - esattamente il 21 dicembre 2008 - il quale evidenzia, con lucida passione e indubbia originalità, la fragilità - volendo usare un eufemismo - di determinate prese di posizione nei confronti dell'attuale pontefice, quasi che Benedetto XVI rappresenti il "vecchio" e il precedente papa il "nuovo".... un progressista che ha lasciato il testimone ad un conservatore. Non è così, ovviamente, ma in questo nostro Paese di ovvio c'è ben poco, in primis i valori fondanti della nostra Storia, incluso il nostro Dante che è stato recentemente protagonista di una pubblicità che lo vede scrivere la sua "Divina commedia" su rotoli di carta igienica!!! Spesso, senza neppure rendercene conto, siamo un Paese senza dignità, anestetizzato dal relativismo più selvaggio "dove nulla è male e tutto è diritto acquisito", incluso l'insulto mediatico, strumento ormai abituale per esprimere il proprio disappunto. Pochi forse ricordano che quando fu eletto l'attuale papa un giornale a tiratura nazionale lo additò quale "pastore tedesco"...