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mercoledì 30 aprile 2008

Quanto costava la tessera di partito?

Interessante schema comparativo pubblicato sulla "Domenica del Corriere" il 15 luglio 1969, che richiama all'annoso problema della partitocrazia, ossia quella "degenerazione del sistema democratico, consistente in un'alterazione della natura dei partiti politici che da espressione della volontà dei gruppi sociali che compongono la popolazione divengono strumenti, di fatto solidali tra loro e quindi sottratti al controllo democratico, per l'occupazione delle istituzioni pubbliche e la loro utilizzazione a scopi diversi dalle finalità per cui sono sorte. Il fenomeno colpì la Repubblica italiana, fino a metterla a repentaglio, dagli anni settanta del Novecento. Le gravi distorsioni indotte dalla partitocrazia anche sul terreno economico (vedi Tangentopoli) portarono in Italia all'abrogazione referendaria della legge sul finanziamento pubblico dei partiti (1993)." (http://www.pbmstoria.it/)
Su questo tema propongo alcuni titoli:
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- Stato di partiti non partitocrazia, Giuseppe Maranini, Firenze, Sansoni, 1960
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- L'occupazione del potere, Ruggero Orfei, Milano, Longanesi, 1976
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- L'economia nella partitocrazia, Umberto Villari, Roma, Edizioni italiane di letteratura e scienze, 1989
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- La sconfitta del moderno principe: la partitocrazia in Italia dalle origini al crollo della prima Repubblica, a cura di Gaetano Quagliariello, Pordenone, Biblioteca dell'immagine, 1993
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- Storia del potere in Italia, 1848-1967, Giuseppe Maranini, prefazione di Angelo Panebianco, Milano, Corbaccio, 1995

Andreotti sempreverde...

Succinta biografia dell’inossidabile Giulio Andreotti, pubblicata sulla “Domenica del Corriere” del 21 luglio 1970.
A marzo il nuovo governo, presieduto dal democristiano Rumor, riconferma la formula del centro-sinistra, inaugurata da Aldo Moro nel 1963. Caduto Rumor, 6 luglio ’70, l’incarico di formare il nuovo governo passa per la prima volta ad Andreotti, ma all’interno della DC egli non riceve l’adeguato sostegno ed è quindi costretto a rinunciarvi in favore del suo collega di corrente, Emilio Colombo, il quale formerà un nuovo governo di centro-sinistra. Questo articolo è stato quindi scritto fra l’affidamento dell’incarico (successivo al 6 luglio) e la sua rinuncia (il 6 di agosto Colombo varerà il suo governo).
Un titolo decisamente profetico, visto che da "ministro a vita", per meglio dire "onnipresente" (il pezzo, in questo senso, è eloquente) passerà alla carica di Senatore a vita.
L'articolo fa riferimento alle "correnti" democristiane. Si invita il lettore del post a visitare i seguenti siti web:

martedì 29 aprile 2008

Grand Hotel



Parlare di storia e costume italiano significa fare anche riferimento ad una popolarissima rivista destinata al pubblico femminile, "Grand Hotel".
Fumetti e fotoromanzi d'amore (amori difficili, contrastati, da soap-opera); racconti esotici, pettegolezzi, rubriche sui personaggi del momento, romanzi d'amore (un esempio: "Olga - la prigionera della corte russa" di Greta Granor), novelle (altro esempio: "zia Fanny"), i programmi della settimana, il racconto di una "vicenda vissuta", la rubrica postale e, gran finale, l'oroscopo. Una rivista, nel suo complesso, moderna che le nostre mamme e nonne ricordano con grande nostalgia.
Consiglio, infine, di visitare questo sito:
http://www.mein-italien.info/it/letteratura/grand-hotel.htm

"Moderne" streghe beneventane





L'articolo, le fotografie e le relative didascalie di questo vecchio pezzo tratto dal periodico "Tempo", 18-25 febbraio 1950, richiamano alla mente antichi riti, leggende, cristianesimo e paganesimo talmente confusi da non sapere più dove inizi l'uno e finisca l'altro. Pratiche che possono far sorridere, scuotere il capo, lasciare inorriditi per cotanta ignoranza, specie per chi è ormai distante, o ha preso le distanze, da quel modo di gestire il sacro e, conseguentemente, la propria vita quotidiana. Oggi questo mondo è morto e sepolto? 58 anni dopo cosa è rimasto di quei richiami ad un passato remoto, quando le streghe inforcavano "le loro scope al crepuscolo dei giorni in cui muore l'anno"?
Personalmente ritengo che, se nella forma certe pratiche siano ormai esclusivo appannaggio delle sagre paesane - che, in definitiva, si riducono a pantagrueliche abbuffate - nella sostanza quel concetto di spiritualità (superstizione, cristianesimo e paganesimo, che vanno a costituire un tutt'uno) in alcune persone, forse non così poche, sia ancora radicato, e non solo nei luoghi originari di quelle stesse pratiche.
Tornando al passato, desidero segnalare un film che considero un vero e proprio capolavoro dimenticato della nostra cinematografia: "Il Demonio", regia di Brunello Rondi, 1963.
"Una bella ragazza (Daliah Lavi) fa una fattura all'uomo che ama (Frank Wolff), il quale sta per sposarsi con un'altra donna. I paesani la accusano di essere posseduta dal demonio e causa di ogni sventura che avviene nella comunità. I familiari saranno costretti a farle subire un esorcismo che non risolverà il problema. Brunello Rondi prende spunto da una storia vera per approfondire e mostrarci, grazie alla collaborazione dell'etnologo Ernesto De Martino, una splendida analisi del folclore legato alla superstizione e alla religione nel meridione d'Italia. Il film che non è classificabile in un genere ben definito, ci mostra una drammatica storia d'amore e di credenze popolari ambientata fra i famosi e cinematografici sassi di Matera, luoghi bellissimi e inquietanti allo stesso tempo. Singolari i rituali che vediamo in questa pellicola, che fanno pensare a come curioso sia il fatto che in altre regioni siano totalmente sconosciuti. Una scena importante presente in entrambi i film crea un forte legame fra Il Demonio e L'Esorcista di William Friedkin, film che sviluppano lo stesso tema però in maniera totalmente diversa: più antropologico il primo, più orrorifico il secondo. Il Demonio è un film decisamente interessante e molto sottovalutato. Fu proiettato fuori concorso al 24° Festival di Venezia senza troppo successo, anche a causa del divieto ai minori di 18 anni. Successo che arrivò invece al festival di Berlino dove vinse l'Orso d'oro. Un plauso a Piero Piccioni autore di musiche coinvolgenti e azzeccate. Fabio Meini" (recensione tratta da http://www.caniarrabbiati.it/)

E adesso... la pubblicità (2/2)


Altre pubblicità, tratte da rotocalchi come "Epoca", "Tempo", "Grand Hotel".

E adesso... la pubblicità (1/2)


Alcuni post dedicati alla pubblicità apparsa sui rotocalchi italiani della prima metà degli anni '50

Caso Moro - come nasce la mia inchiesta

Questa inchiesta nasce nel marzo del 2004, ascoltando la testimonianza del giornalista Gianni Gennari al programma "Enigma", dedicato al "caso Moro". In studio Gennari parla del suo incontro con Spachtholz (fare sempre riferimento ai miei 4 articoli, pubblicati in questo blog), dei possibili messaggi presenti nelle lettere del Presidente Moro, della repentina chiusura della rivista "Giochi Magazine". Visto il mio interesse per il "caso Moro", nato intorno alla fine degli anni '80, mi sono stupito di non aver mai letto nulla circa questo misterioso personaggio, Victor Aurel Spachtholz.
Nell'estate del 2005 il mio futuro direttore, Fabio Andriola, mi scrive, proponendomi di collaborare con la sua rivista, "Storia in Rete", di prossima pubblicazione. Gli sottopongo questa inchiesta e così ricevo l'incarico di occuparmene. Nell'autunno dello stesso anno inizio le ricerche e, tra non poche difficoltà e qualche silenzio, realizzo questi 4 articoli... e le domande, nonché i dubbi, aumentano. Aumentano perchè, allo stato auttuale delle ricerche, ho una sola certezza: Victor Aurel Spachtholz, così come l'ha conosciuto chi me l'ha descritto - descrivendomelo in assoluta buona fede - non è mai esistito. Per meglio dire: è anche esistito, ma non solo. Affermare che lo Spachtholz ufficiale fosse una maschera, una sorta di copertura, vorrebbe dire affermare un mero sentore. Non mi sento quindi di affermarlo con certezza. Tuttavia, quest'uomo nascondeva e nasconde qualcosa, una trasversalità ad oggi difficile da collocare.
Essendo un estimatore del programma “Chi l’ha visto?”, ed apprezzando il taglio giornalistico impresso alla trasmissione dalla conduttrice Federica Sciarelli, nel giugno '07 ho ipotizzato che una simile storia fosse adatta a quel lavoro di approfondimento che "Chi l'ha visto?" conduce ormai da anni, percorrendo - con coraggio - i misteriosi meandri della nostra sofferta storia nazionale. Ho quindi ipotizzato che delineare con sufficiente chiarezza la complessa figura di Spachtholz, attraverso un lavoro di collaborazione, avrebbe potuto condurre ad interessanti conclusioni. Questo, in sintesi, è ciò che ho scritto alla redazione del programma, esattamente il 19/06/07. A dieci mesi di distanza non ho ancora ricevuto risposta. La ragione di questo silenzio? Non ne ho la minima idea e non voglio lanciarmi in ipotesi scontate, proferite unicamente per innescare puerili polemiche. Non voglio perchè ho il massimo rispetto per la trasmissione, davvero utile alla collettività. Posso solo esprimere stupore ed un pizzico di delusione. Tutto qui. Naturalmente il mio lavoro di ricerca prosegue e, se ci saranno sviluppi, "Storia in Rete" sarà ben lieta di aggiornare i suoi lettori.
Invito anche i visitatori di questo blog ad esprimere le proprie osservazioni su questo ulteriore aspetto del "caso Moro".
Aldo Moro era un uomo di straordinaria intelligenza che sperava, fortemente sperava, di essere liberato prima dello scadere dell'ora fatale. Le uniche armi a sua disposizione erano la sua mente, una penna ed un blocco. Le usò fino all'ultimo colpo. Poi cadde. Ma come non pensare, se lo chiese Sciascia per primo ("L'affaire Moro"), che un uomo così fine - intellettualmente fine - non cercasse di veicolare all'esterno dei messaggi, delle indicazioni, non soltanto politiche? Io lo credo, Sciascia lo credeva, e lo credevano anche amici intimi di Aldo Moro, come descrivo nei miei pezzi (che riprendono il lavoro che Gianni Gennari fece a suo tempo sul quotidiano "Paese Sera" e su "Giochi Magazine", supportato anche dall'autorevole voce di Ennio Peres).
Ogni commento, approfondimento, critica è quindi bene accetto, perchè questa tragica storia si commemora con la ricerca della verità che, come titola il recente libro della casa editrice Kaos, è stata sequestrata ("Il sequestro di verità"). Le commemorazioni ufficiali sono quanto di più anestetico ci possa essere nei confronti di tragedie collettive non ancora chiarite. Non sto certo dicendo che non si deve commemorare, anzi! Dico soltanto che dietro la banda, il discorso, la medaglia, il busto, deve esserci anche, e soprattutto, la verità che soddisfa, la verità che è alla base di tutto, busti e discorsi compresi, altrimenti li vedremo traballare, essendo poggiati sulla sabbia...

lunedì 28 aprile 2008

La sagra dei luoghi comuni



I luoghi comuni sono duri a morire... e questo non è un luogo comune! La "Domenica del Corriere" del 23 marzo 1958 riporta una tavola decisamente interessante (per comodità di lettura ho pubblicato immagine/testo e solo testo). Seppur con tutti i limiti di una semplice tavola dai toni umoristici, i luoghi comuni qui rappresentati - luoghi comuni che, inevitabilmente, sfociano nel pregiudizio - mostrano una visione a doppio senso che, seppur obsoleta per certi aspetti, per altri è ancora attuale. Consiglio di leggere il commento firmato "Benca", che sostanzialmente condivido. Qual è il vostro parere? E ancora: cosa pensate della visione che gli americani della fine degli anni '50 avevano degli italiani, almeno secondo questa carrellata di simpatici teatrini? Attendo i vostri commenti!

Infelice accostamento

Dopo quattro post decisamente impegnativi (il caso Moro) un piccolo sorriso. Come si è soliti dire, se l'avessero fatto apposta non sarebbe riuscita così bene!
La didascalia della foto (pubblicata sul già citato "L'ABC della Repubblica", Il borghese, 1959) recita: "uno nasce, e non sa dove finisce (titolo da "Italiamondo", giornale dei giovani democristiani, alla vigilia del Congresso di Firenze). L'involontario accostamento dei due cartelloni, a Firenze, autorizza a pensare che i giovani democristiani abbiano pienamente ragione."

Il caso Moro - Inchiesta di "Storia in Rete" (4/4)




Quarta parte (FINALE) dell'inchiesta, dal titolo "Lo strano caso del signor Spachtholz".

Il caso Moro - Inchiesta di "Storia in Rete" (3/4)






Terza parte dell'inchiesta, dal titolo "Lo strano caso del signor Spachtholz"

Il caso Moro - Inchiesta di "Storia in Rete" (2/4)






Seconda parte dell'Inchiesta, dal titolo "A morte il levantino".

Il caso Moro - Inchiesta di "Storia in Rete" (1/4)




Sottopongo all'attenzione di tutti i quattro articoli di una mia inchiesta su un aspetto poco conosciuto del "caso Moro", pubblicati sulla rivista "Storia in Rete" nei mesi di aprile/maggio 2006 e aprile/maggio 2007.
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Prima parte dell'inchiesta, dal titolo "Il codice Moro".

Il caso Moro - bibliografia essenziale

Se nel post precedente ho voluto ricordare (attraverso una succinta bibliografia) che Aldo Moro è stato soprattutto un uomo e un politico, ora intendo suggerire alcuni testi, scritti nel corso degli ultimi 30 anni, relativi all'eccidio di via Fani, alla gestione del sequestro, alla reazione dello stato (governo, classe politica, forze dell'ordine, servizi segreti, magistratura), all'assassinio del Presidente.
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Il martirio di Aldo Moro, Gustavo Selva, Eugenio Marcucci, Bologna, Cappelli Editore, 1978
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La tela del ragno, Sergio Flamigni, Milano, Kaos Edizioni, 1988
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L'ombra di Moro, Adriano Sofri, Palermo, Sellerio, 1991
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L'affaire Moro, Leonardo Sciascia, Milano, Adelphi Edizioni, 1994
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Brigate Rosse una storia italiana, Mario Moretti intervistato da Carla Mosca e Rossana Rossanda, Milano, Anabasi, 1994
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Il caso Aldo Moro, Richard Drake, Milano, Marco Tropea Editore, 1995
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I veleni di "OP", Francesco Pecorelli, Roberto Sommella, Milano, Kaos Edizioni, 1995
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Memoriale Pecorelli, Franca Mangiavacca, Roma, International EILES, 1996 (2 vol.)
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Il mio sangue ricadrà su di loro, Sergio Flamigni, Milano, Kaos Edizioni, 1997
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Storia di un delitto annunciato, Alfredo Carlo Moro, Roma, Editori Riuniti, 1998
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Convergenze Parallele, Sergio Flamigni, Milano, Kaos Edizioni, 1998
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Il delitto Moro, Francesco M. Biscione, Roma, Editori Riuniti, 1998
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Il covo di stato, Sergio Flamigni, Milano, Kaos Edizioni, 1999
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Segreto di Stato, Giovanni Fasanella, Claudio Sestieri, Giovanni Pellegrino, Torino, Einaudi, 2000
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Il delitto infinito, Silvio Bonfigli, Jacopo Sce, Kaos Edizioni, 2002
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Odissea nel caso Moro, Vladimiro Satta, Roma, Edup, 2003
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Il misterioso intermediario, Giovanni Fasanella, Giuseppe Rocca, Torino, Einaudi, 2003
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La sfinge delle Brigate Rosse, Sergio Flamigni, Milano, Kaos Edizioni, 2004
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La nebulosa del caso Moro, Maria Fida Moro (a cura di), Milano, Selene, 2004
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Il golpe di via Fani, Giuseppe De Lutiis, Milano, Sperling & Kupfer, 2007
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Doveva morire, Ferdinando Imposimato, Sandro Provvisionato, Milano, Chiarelettere, 2008
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Abbiamo ucciso Aldo Moro, Emmanuel Amara, Roma, Cooper, 2008
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Il sequestro di verità, Bartali, De Lutiis, Flamigni, Moroni, Ruggiero, Milano, Kaos Edizioni, 2008
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Radio Moro, Andrea Salerno, Milano, BUR, 2008 (libro e DVD)

domenica 27 aprile 2008

Ma Aldo Moro, oltre al "caso Moro", che ha fatto?

Chiunque sa chi è Aldo Moro: il presidente della DC rapito e ammazzato dalle BR. E, con un piccolo sforzo, si sa anche che Aldo Moro era quello che voleva fare il governo coi comunisti.
E poi.......?
Aldo Moro sembra essere come quegli attori legati a vita ad un'unica parte, un po' come George Reeves, inscindibilmente legato al personaggio di Superman. E lui, il presidente della DC, è inscindibilmente legato a luoghi come via Fani, via Gradoli, via Montalcini, via Caetani... come il bagagliaio di una Renault rossa, rossa come il sangue della sua scorta, trucidata in via Fani, rossa come il sangue dell'onorevole Aldo Moro, ucciso - forse - in via Montalcini 8.
Il sangue fuoriesce dagli uomini e non dai simboli, dalle funzioni. L'uomo e il politico Aldo Moro, che ha concluso la sua vita in un modo tanto drammatico quanto misterioso - e di questo parleremo diffusamente -, è stato, prima di tutto, uno dei politici più fini che l'Italia abbia mai avuto e mai avrà: ministro, Presidente del Consiglio, Presidente della DC. Ritengo sia quindi doveroso, prima di qualsiasi post sul "caso Moro", suggerire una serie di titoli che trattano la figura dell'uomo, del politico e del padre, nonché nonno.
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La casa dei cento natali, Maria Fida Moro, prefazione di Leonardo Sciascia, Milano, BUR, 1984
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Da Luigi Sturzo ad Aldo Moro, Gabriele De Rosa, Brescia, Morcelliana, 1988

Aldo Moro : il politico nella crisi: 1962-1973, Gianni Baget Bozzo, Giovanni Tassani, Firenze, Sansoni, 1983
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Il compromesso storico, Maria Isabella Colli, Torino, Il Punto, 1984
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Cultura e politica nell'esperienza di Aldo Moro, scritti di L. Elia, Milano, Giuffre, 1982

Aldo Moro e la societa civile, Ravenna, Centro studi G. Donati, 1980 (Atti del Congresso tenuto a Ravenna nel 1979)

Aldo Moro mi ha detto, Nicola Terranova, Roma, Editer, 1979

Aldo Moro: la politica come dovere, Ciriaco De Mita, Roma, EBE, 1988

Aldo Moro: la vita, l'opera, l'eredità, Eugenio Cutolo, Milano, Teti, 1980
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Aldo Moro: l'uomo, la vita, le idee, Gino Pallotta, Milano, Massimo, 1979
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Il messaggio di Aldo Moro, relazioni di Vincenzo Cappelletti, premessa di Ciriaco de Mita, Roma, Studium, 1987 (Presentate al Convegno tenuto a Maglie nel 1983)
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Aldo Moro e il problema della pena, Giuseppe Bettiol, Bologna, Il mulino, 1982
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Aldo Moro: una vita al servizio della verità, a cura di Giuseppe Lamaddalena, prefazione di Romano Prodi, Bari, Universita degli studi, Cattedra di sociologia, 1998

Ricordo di Aldo Moro, Pier Giuseppe Dolcini, Leonardo Melandri, Giovanni Tassani, a cura del Partito Popolare Italiano, Comitato Comunale di Forli (Grafiche Leonardo), 1998

Aldo Moro: cultura e impegno politico, Giorgio Campanini, Roma, Studium, 1992

Un uomo e un caso da non dimenticare






Questa storia l'ho incontrata da adolescente, essendo un amante di quel grande interprete che è stato Nino Manfredi. "Girolimoni il mostro di Roma", un film che mi ha colpito per l'intensità, l'ambientazione, il commento musicale. "Storia in Rete", a 80 anni dai fatti, mi ha dato la possibilità di ricordare uno dei più scandalosi e macroscopici errori investigativi che il nostro Paese ricordi e, essendo questo un Paese con la memoria corta, ci è sembrato giusto, oltre che doveroso, ricordare la tragedia di un cittadino innocente, Gino Girolimoni, accusato di aver seviziato ed assassinato cinque bambine romane in un arco temporale compreso fra il marzo del ’24 ed il marzo del ’27. Arrestato e fatto letteralmente a pezzi da inquirenti, stampa e popolo, nel marzo del 1928 venne ufficialmente prosciolto da ogni addebito: il “mostro” di Roma non era lui. Assolto, ma in sordina, senza il clamore con il quale era stato mediaticamente linciato. La vita di "sor Gino" divenne un inferno in terra. Come cristiano so quale immenso premio avrà ricevuto nel momento in cui si trovò al cospetto di Dio, ma come cittadino italiano – e, quindi, anche come credente – questa riparazione non è sufficiente. Ho sempre provato un’autentica angoscia nei confronti di coloro i quali hanno pagato per colpe non proprie, in carcere oppure liberi, ma segnati da un’infamia cucitagli addosso quasi fosse un indelebile marchio impresso a caldo. Si è detto e si dirà che il caso di Girolimoni è stato un prodotto della giustizia totalitaria: vi è del vero in questa considerazione, ma essa non chiude e non scarica le palesi responsabilità della giustizia italiana di allora. Il caso Girolimoni (che diventa caso a sé, avulso dalle indagini atte ad assicurare alla giustizia l’effettivo “mostro”, e su questo aspetto le memorie del commissario Dosi parlano chiaro) è un caso italiano, che percorre trasversalmente il nostro Paese, senza aver generato o generare azioni o reazioni atte a chiudere formalmente un capitolo indegno della storia della convivenza civile in Italia. Ciò che personalmente mi sconvolge – cito testualmente le parole di un mio conoscente, con il quale ho affrontato questo argomento – é che “un’ingiustizia perpetrata da un regime oppressivo non sia stata riparata quando tale regime cadde e l’accusato non fu mai né ufficialmente riabilitato né indennizzato.”
Scrivere l'articolo su Girolimoni non è stato facile, per un triplice ordine di ragioni: trattare il tema pedofilia è intimamente straziante; pensare, come cristiano, che il probabile assassino fosse un pastore, non può che generare rabbia e disgusto; immaginare quale possa essere stata l’esistenza del povero Girolimoni dovrebbe farci immedesimare, tutti, nei travagli, nei patimenti, nel senso di sospettoso, feroce isolamento in cui visse per 33 lunghi anni (quale numero più appropriato…) un essere umano condannato all’inferno terreno per “non aver commesso il fatto”. E’ dunque per queste ragioni – civili ed umanitarie – che il 18 marzo u.s. mi sono rivolto, tramite missiva, alla Presidenza della Repubblica.
Mi sono permesso di - cito testualmente - "domandarle un suo intervento diretto affinchè la figura di Gino Girolimoni possa essere pubblicamente riabilitata dalla sua Presidenza (sia in veste di Capo dello Stato che di Presidente del CSM) e perché a Girolimoni sia dedicata una via di Roma e venga apposta una semplice targa al n° 30 del Lungotevere degli Artigiani, ultima dimora di “Gino Girolimoni, 1889-1961, martire dell’ingiustizia umana”."
Confido in una risposta ufficiale. Vi terrò aggiornati in merito.
Desidero infine ricordare altri tre casi di malagiustizia, in questo caso repubblicana:
1- la condanna (confermata in Appello e Cassazione) di Fenaroli, Ghiani ed Inzolia, imputati il primo d'aver commissionato l'omicidio della moglie al fine di riscuoterne l'assicurazione sulla vita; il secondo d'essere stato il freddo killer che l'ha strangolata; il terzo d'essere stato il trait d'union fra i primi due. Malgrado sia stata stabilita una verità processuale, è fuori di dubbio che essa, già ad un'analisi superficiale, non possa assolutamente corrispondere all'effettivo svolgersi dei fatti criminosi che videro condannati tre innocenti. E' una storia pazzesca, sui cui torneremo;
2- la condanna e poi l'assoluzione dell'anarchico Pietro Valpreda, accusato e poi assolto per la strage di piazza Fontana;
3- la condanna e poi l'assoluzione del giornalista e conduttore televisivo Enzo Tortora, proiettato, come tutti sappiamo, in un vero e proprio incubo giudiziario che, seppur conclusosi in un'assoluzione piena, gli costerà la vita.

sabato 26 aprile 2008

Piccole infedeltà... accettarle sì o no?


La "Domenica del Corriere" del 23 marzo 1958 ci offre la lettera di una lettrice e la risposta del curatore della posta: "le piccole infedeltà del marito devo essere tollerate o no?"
Trovo questi argomenti di estremo interesse perchè ci consentono, direi ci obbligano, a fare dei paralleli fra l'attuale Paese e quello dei nostri padri o nonni. Affrontare tematiche come il matrimonio, la fedeltà e l'infedeltà, il limite di accettabilità - della moglie- nei confronti delle "piccole infedeltà" - del marito -, i ruoli nella coppia, sono argomenti che riescono sempre ad animare una discussione. Leggere la lettera di una moglie di 50 anni fa, tutto sommato soddisfatta benchè consapevole delle cosiddette scappatelle del consorte, scappatelle che la offendono come donna (così scrive) ma "non hanno avuto alcun peso sulla nostra vita coniugale", beh, fa pensare... così come la risposta del giornalista, direi coerente con la sua epoca. Fa pensare, dicevo, ad un matrimonio d'altri tempi, squilibrato, nel senso del differente peso attribuito agli scivoloni di lui e a quelli di lei. Sempre verso la fine degli anni '50, il settimanale "L'Espresso" condusse una lunga inchiesta a puntate sulla coppia, il matrimonio, l'infedeltà e il divorzio: penso che la proporrò in questo blog, perchè la storia di un Paese passa anche dalla concezione dei rapporti uomo-donna.
Invito tutti - uomini e donne - a leggere con grande serenità questo articolo e a commentarlo. Sarebbe interessante conoscere anche l'opinione di donne e uomini non più giovani, di quegli anni... sentire cosa è cambiato, se si riconoscono, oggi, in quei ragionamenti, in quelle considerazioni.

Sensibilizzare, ieri come oggi

La "Domenica del Corriere" della primavera del '58 presenta ai suoi lettori una foto proveniente dagli USA, utilizzata per sensibilizzare gli automobilisti ancora "integri" affinchè guidino con prudenza così da non finire come i corpi straziati sull'asfalto, che la fotografia drammaticamente ci mostra. Anche oggi le campagne di sensibilizzazione (contro la droga, l'aids, l'abbandono degli animali durante il periodo estivo, gli incidenti) tentano di arginare il numero delle vittime e, soprattutto, far riflettere sulle conseguenze di un gesto sconsiderato, irrazionale, avventato. Ieri come oggi, quali sono i risultati di simili campagne? Dai morti che ogni settimana popolano i nostri cimiteri, ahimè sembra che le lezioni abbiamo poca presa sul pubblico. Quello che mi ha colpito, leggendo queste poche righe, è scoprire come gli incidenti stradali, già 50 anni fa - certamente con numeri (alias vite umane) inferiori agli attuali - costituissero un "fatterello d'ordinaria locomozione".

Simboli dei partiti politici



Merita davvero soffermarsi su queste due pagine tratte dalla "Domenica del Corriere" del maggio '58, anche alla luce dei recenti risultati elettorali che hanno segnato la vittoria del PDL di Silvio Berlusconi e la sconfitta della Sinistra. Oltre alla rappresentazione dei simboli dei partiti politici, è di estremo interesse ciò che segue: slogan, origini, ministeri, elezioni precedenti, programmi. Buona lettura!

Alunni del '58

Questa bellissima tavola è stata pubblicata sulla "Domenica del Corriere" l'8 giugno del 1958.
Sarebbe interessante conoscere le reazioni di un piccolo dei nostri giorni di fronte a queste vecchie "trappole sempre più ingegnose per far studiare i nostri bimbi". Se qualcuno farà l'esperimento è pregato di comunicarci i risultati!